E’ innegabile, gli Influencer dei Social hanno i Superpoteri… ma da questi possiamo sottrarci, se vogliamo.
Esistono altri Influencer dai quali è praticamente impossibile sottrarsi e questo vale tanto per l’uomo quanto per l’animale: l’ambiente in cui siamo immersi, gli alimenti, la DIETA, e quanto entra in contatto col microbioma intestinale sono i nostri VERI INFLUENCER.
Alimentazione e Quotidianità
Avete mai pensato quanto la nostra alimentazione possa influenzare la nostra quotidianità e quella dei nostri amici a quattro zampe? Scegliere per loro un cibo umido oppure secco, seguire una dieta BARF oppure una dieta con integrazione di fibre prebiotiche potrebbe essere fondamentale per il benessere dei nostri cani e gatti.
Un recentissima e interessante revisione della letteratura sul tema Microbiota Intestinale e Dieta nei cani e nei gatti è stata condotta da Rachel Pila e Jan S. Suchodolski (un luminare nello studio del microbioma degli animali da compagnia)(1)
Ciò che emerge da questa revisione della letteratura è che gli studi sono ancora troppo pochi ed eterogenei per dare risposte definitive. Tuttavia, è possibile posizionare dei pilastri fondamentali: così come per uomo, anche negli animali la produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA acronimo inglese per: short chain fatty acid) è condizione sine qua non per mantenere l’omeostasi intestinale.
Esistono però delle differenze fondamentali tra il microbiota animale e quello umano…vediamo di cosa si tratta.
Gli Influencer del Microbiota
Abbiamo imparato ormai che il microbiota intestinale è un organo funzionale, e i substrati alimentari vengono convertiti da diversi batteri intestinali in complessi metabolicamente attivi che “influenzano” l’ospite (l’uomo o l’animale).
Facciamo un esempio: il butirrato, un acido grasso a catena corta (unitamente ad acetato e propionato) essenziale per mantenere una corretta omeostasi intestinale, viene prodotto dai batteri intestinali (F. prausnirzii, Butirricicoccus, ecc.) a partire dai carboidrati accessibili al microbiota ( MAC) presenti nelle fibre alimentari (Inulina, Galattoologosaccaridi (GOS), Fruttoligosaccaridi (FOS), Pectine, ecc.) oppure in certi casi, partendo da proteine animali.
Nell’uomo i batteri maggiori produttori di butirrato necessitano di carboidrati complessi di cui si nutrono producendo SCFA. Nei carnivori, come cani e gatti, incontriamo spesso un microbiota ricco in Clostridium perfringens e Fusobatteri (arrivando fino al 50-60% in abbondanza relativa) due tipi di batteri che utilizzano le proteine per la sintesi di Butirrato(2).
Che il microbioma si sia adattato alla dieta?
Sembra che nei mammiferi che consumano pochissimi carboidrati e fibre, per produrre il butirrato si sia evoluto un processo alternativo che utilizza come fonte le proteine invece dei carboidrati. Un altro studio(3) ha infatti evidenziato che, nei cani, l’aggiunta di carne macinata a una dieta di crocchette, ha favorito un piccolo aumento del butirrato fecale.
Questa evidenza, dice J.S. Suchodolski, spiegherebbe la ragione dell’aumento dei Clostridi nei cani e nei gatti alimentati con diete Barf (soprattutto il tanto temuto Clostridium perfringens che nell’umano è associato a tossinfezioni alimentari).
Anche nei gatti le diete ad alto contenuto proteico permettono di sviluppare un microbiota ad alto potenziale di produzione di butirrato.
La letteratura suggerisce inoltre che un effetto benefico in termini di produzione di SCFA è ininfluente dalla fonte proteica, sia essa cibo in scatola o una dieta cruda.
Anche le fibre fanno bene?
L’arricchimento di alcuni cibi con fibre prebiotiche (Inulina, GOS, FOS, Pectina) ha portato a un aumento dei produttori di butirrato (quelli appartenenti alla via classica, presenti anche nell’uomo).
La scelta del cibo per i nostri amici pelosi è quindi di fondamentale importanza, esso può modulare in modo drastico la crescita dei cuccioli e favorire il lungo benessere degli animali adulti.
Il contenuto di fibre, amidi e proteine dei cibi sembra essere il fattore chiave della modulazione e dei cambiamenti di quei profili nutrizionali che portano a radicali cambiamenti nella composizione del microbioma.
I metaboliti, importanti per l’omeostasi intestinale, possono essere prodotti da batteri diversi, tuttavia per ottenere un radicale cambiamento, conclude Jan S. Suchodolski,”… è necessaria la somministrazione a lungo tempo di una dieta specifica.”
Il mercato oggi offre molte opportunità, non solo alimentari: nel caso di animali con enteropatie è possibile utilizzare il trapianto di microbiota intestinale (FMT) e a seguire una integrazione con alimenti a base di butirrato…ma questa sarà un’altra storia…
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Bibliografia
2. Vital M, Gao J, Rizzo M, Harrison T, Tiedje JM. Diet is a major factor governing the fecal butyrate-producing community structure across Mammalia, Aves and Reptilia. ISME J. 2015.
3. Herstad KMV, Gajardo K, Bakke AM, Moe L, Ludvigsen J, Rudi K, et al. A diet change from dry food to beef induces reversible changes on the faecal microbiota in healthy, adult client-owned dogs. BMC Vet Res. 2017.
Sonia Facchin
Biologa con PhD in Biochimica e Biofisica e Master di 2° livello in Nutrizione Umana, Sicurezza ed Educazione Alimentare. Ho partecipato a progetti di ricerca all’estero e in Italia in vari ambiti tra cui Biochimica, Farmacologia, Nanotecnologie e da alcuni anni Gastroenterologia dove è nata la mia passione per lo studio del microbioma. Come ricercatrice e come socio fondatore di EuBiome, mi occupo di analisi e modulazione del microbiota tramite interventi nutrizionali e trapianto, nell’uomo e nell’animale. Aiuto pazienti con patologie gastrointestinali a trovare una dieta e un'integrazione alimentare personalizzate. Sono così riuscita a coniugare la mia passione per il microbiota e il mio lavoro.