Enteropatia cronica e IBD nel cane:
facciamo chiarezza: sintomi, cause, diagnosi

Il termine enteropatia indica letteralmente in modo generico qualsiasi malattia dell'intestino, che sia intestinale primaria o con sintomi che coinvolgono il tubo digerente. Per convenzione si definisce cronica quando dura da più di 21 giorni, in modo continuo o con ricadute periodiche più o meno frequenti.

Sintomi


  • Diarrea cronica, il sintomo più frequente

  • Perdita di peso

  • Vomito cronico

  • Riduzione dell'appetito

  • Dolore addominale

  • Flatulenza e borborigmi

Cause

Patologie intestinali primarie:

  • Parassiti intestinali: vermi, protozoi (es.: Giardia), coccidi

  • Patogeni: batteri, virus (es.: Parvovirus)

  • Reazione avversa al cibo e allergie - in questo caso ai sintomi intestinali può aggiungersi anche prurito

  • IBD, ossia Inflammatory Bowel Disease, una forma specifica di enteropatia cronica che letteralmente significa Malattia Infiammatoria Intestinale, traducibile anche con Enteropatia Infiammatoria Cronica.

    • Enteropatia proteino disperdente (PLE, da Protein-losing Enteropathy), che può dare come sintomi anche ascite ed edemi diffusi, a causa della riduzione dell'albumina nel sangue.

 

    • Terapie farmacologiche: antibiotici, FANS e farmaci inibitori di pompa protonica,

    • IBD,

    • Predisposizione genetica in Pastore tedesco, Amstaff e Setter

    • EPI (Insufficienza pancreatica esocrina),

    • Diarrea acuta e diarrea acuta emorragica, che a loro volta possono essere causate da indiscrezione alimentare, intossicazione, parassiti, patogeni specifici, reazioni emotive,

    • Alterazioni della motilità, a causa di patologie sottostanti, ma anche legate a stress

    • Sindrome da Intestino Corto, in seguito a chirurgie intestinali

  • Ostruzioni intestinali parziali, ad esempio da corpi estranei o masse

  • Neoplasie della parete intestinale (es.: linfoma)

    Patologie extra-intestinali:

    I sintomi possono essere secondari a:

    • Pancreatite

    • Insufficienza del pancreas esocrino (EPI), che causa anche disbiosi

    • Insufficienza epatica, renale, cardiocircolatoria

    • Disturbi delle ghiandole surrenali: in particolare per il Morbo di Addison bisogna prestare attenzione alla diagnosi della forma atipica.

      Disbiosi del microbiota, enteropatie e IBD

      Molte delle cause di enteropatia cronica sono strettamente legate tra loro (dieta, reazione avversa al cibo, allergie, parassiti, patogeni, diarrea, IBD) e il fattore comune è la disbiosi intestinale, che può essere sia causa, che conseguenza. 


                Disbiosi significa una qualsiasi alterazione del microbiota intestinale, ossia dell'insieme dei microorganismi che abitano all'interno del canale digerente di un organismo. Questi microorganismi (batteri, virus, funghi) sono cellule che interagiscono a 360° con le cellule del corpo, al punto da essere considerati un ulteriore organo (analogamente a cuore, cervello, reni).

                La disbiosi è causata da diverse condizioni, tra cui farmaci, episodi di diarrea e IBD. Questo alterato equilibrio del microbiota si può riassumere in:
                • aumento del numero di microrganismi patobionti (potenziali patogeni), che danneggiano le cellule intestinali, attivano il sistema immunitario, producono sostanze tossiche e pro-infiammatorie, stimolando l'infiammazione;
                • riduzione o scomparsa di microrganismi benefici, che normalmente producono sostanze anti-infiammatorie e protettive sulla mucosa intestinale e che rimuovono alcune sostanze tossiche, che pertanto si accumulano (es.: riduzione Clostriudium hiranonis e accumulo di acidi biliari secondari nell'intestino).
                Di conseguenza si crea un ambiente infiammato che può causare o peggiorare l'IBD, mentre la diarrea, tentativo dell'organismo di eliminare tali sostanze in eccesso, causa ulteriormente disbiosi.

                In questo modo la disbiosi alimenta un circolo vizioso che si inserisce nella patogenesi di quasi tutte le enteropatie croniche.

                Diagnosi

                Gli esami necessari e l'ordine con cui vengono fatti variano in base alla gravità dei sintomi e alla sede della patologia (piccolo o grosso intestino). In ogni caso, a prescindere dalla sequenza con cui il veterinario decide di eseguirli, è importante procedere sempre in modo sistematico, per passi sequenziali e non contemporanei. 

                Questo può comportare un allungamento dei tempi, con conseguente frustrazione e perdita di fiducia, ma diventa ancora più fondamentale in caso di IBD, causa più frequente di diarrea cronica nel cane. In questo caso la diagnosi viene fatta per esclusione progressiva delle altre enteropatie croniche.

                Se i sintomi sono lievi: 

                per prima cosa bisogna escludere parassiti intestinali con esame delle feci (flottazione) e applicare, se necessario, una profilassi antiparassitaria specifica,

                inoltre bisogna iniziare la terapia dietetica. L'alimentazione specifica, scelta dal veterinario, di solito prevede l'utilizzo di alimenti altamente digeribili e in alcuni casi con ingredienti nuovi, con cui il cane non sia mai venuto in contatto. In questo caso collaborazione con il veterinario e consapevolezza degli alimenti che vengono somministrati sono due punti essenziali sia per il successo della terapia, che per una corretta diagnosi.

                Dieta e disbiosi

                Dieta e microbiota sono in stretta relazione, perché condividono il lume intestinale ed entrambi interagiscono con le cellule intestinali.  

                Il microbiota stesso si nutre di cibo e produce molecole di scarto che hanno un effetto importante sia sull’epitelio intestinale che sul sistema immunitario del cane. Tale effetto può essere benefico o nocivo, a seconda della specie di microrganismi che formano il microbiota.

                In particolare, l'effetto della dieta sul microbiota dipende dalla qualità degli ingredienti e dalla loro proporzione. Ad esempio, una dieta con pochi grassi aumenta i batteri appartenenti al genere Fusobacterium, una dieta ricca in fibra fa aumentare i ceppi che la utilizzano, come Blautia e Faecalibacterium, mentre una dieta squilibrata in proteine o carboidrati fa aumentare i batteri cosiddetti patobionti (potenziali patogeni). 

                Se i sintomi sono più gravi

                o se la terapia precedente risulta inefficace, i passi per arrivare alla diagnosi sono:

                1. Esami di laboratorio di 1° livello, esami di routine non invasivi per l'animale e un po' meno costosi:

                  1. Ricerca approfondita di parassiti nelle feci, con diverse tecniche

                  2. Esame ematobiochimico: può evidenziare alterazioni generiche di infiammazione, oppure alterazioni specifiche di alcuni organi (es.: fegato, reni).

                    • Ipoalbuminemia: una diminuzione delle proteine e in particolare dell'albumina può essere comune a diverse patologie, ma se inferiore ad un certo livello e associata a sintomi intestinali è indicativa di Enteropatia Proteino-disperdente (PLE), che nella maggior parte dei casi è associata a linfangectasia.

                    • Proteina C reattiva: è uno dei valori più aspecifici, aumenta sia in corso di infiammazione, che di infezione e di neoplasia. È utile se eseguito in analisi ripetute, per avere indicazioni sull'evoluzione della malattia.

                    • Elettroliti: utili per valutare lo stato di equilibrio dell'organismo, ma anche per il sospetto di Morbo di Addison, nella cui forma tipica gli elettroliti (sodio e potassio), risultano alterati in modo chiave.

                  3. Elettroforesi

                  4. Esame urine

                  5. per il gatto: FIV/FeLV e funzionalità tiroidea

                2. Ecografia addominale: esame non invasivo per l'animale, il cui esito però, nella maggior parte dei casi, non cambia né la terapia né il percorso diagnostico. Tuttavia, per quei pochi casi in cui dà informazioni rilevanti (segni focali di linfangectasia), questo può cambiare la sorte dell'animale, motivo per cui è un esame che viene sempre consigliato.

                3. Esami di laboratorio di 2° livello:

                  1. VitB12 = cobalamina: una riduzione di vitamina B12 si ha in corso di IBD, ma anche di EPI e può essere congenita in alcune razze (SharPei, Schnauzer, Border Collie). Nel gatto si ha anche in corso di altre patologie come lipidosi, linfoma e ipertiroidismo. È un parametro essenziale per la terapia.

                  2. Cortisolo basale e stimolazione con ACTH, per evidenziare il Morbo di Addison in forma atipica (cioè senza alterazioni di sodio e potassio).

                  3. cTLI, per valutare la funzionalità pancreatica (diagnosi di EPI).

                  4. Vitamina D: nei cani enteropatici una riduzione di questa proteina è associata a una maggiore gravità, a livelli inferiori di albumina e a un peggioramento delle lesioni istologiche.  

                  5. Valutazione del microbiota intestinale e valutazione della disbiosi:

                    • Test del microbioma intestinale: test genetico in grado di identificare le specie batteriche presenti e la loro abbondanza relativa e quindi di definire la composizione globale del microbiota del paziente e in alcuni casi di confrontarla con quella di una popolazione di cani sani di riferimento (Test Microbioma Pet).

                    • Indice di disbiosi: test genetico che valuta la quantità assoluta di 7 batteri che sono spesso alterati in corso di patologie gastroenteriche nel cane (Faecalibacterium, Turicibacter, E. coli, Streptococcus, Blautia, Fusobacterium e Clostridium hiranonis).

                      DisbiosiQuest

                      E' un test molto semplice e gratuito, alla portata di tutti, per capire se c'è una disbiosi. Rispondendo a semplici domande su sintomi e farmaci assunti, è possibile valutare la presenza di enteropatia cronica e la probabilità che ci sia una disbiosi. 
                      Il DisbiosiQuest è stato ideato da EuBiome per aiutare i proprietari a prendere consapevolezza che la disbiosi intestinale potrebbe essere una delle cause che determina i sintomi gastroenterici che affliggono il proprio cane o gatto.
                      Il test si basa sul punteggio CCECAI/FCEAI e sulla letteratura scientifica relativa all'effetto di antibiotici, gastroprotettori e antinfiammatori sul microbioma.

                4. Prove terapeutiche: la terapia, e soprattutto il modo in cui l'animale risponde ad essa, permettono in molti casi di fare diagnosi.

                  1. Dieta, prebiotici, postbiotici: secondo gli studi più recenti, in un 70% di cani e solo se la disbiosi è lieve e semplice (valutazione della disbiosi), la dieta può indurre remissione. Il veterinario in genere consiglia di provare almeno 2-3 diete diverse (idrolizzata, monoproteica, low-fat, high-fibre), non in contemporanea. Ogni dieta va mantenuta per almeno 2-4 settimane per vedere la risposta del cane. Se i sintomi migliorano la dieta va continuata per almeno 8-12 settimane. In questi casi conviene appoggiarsi ad un veterinario nutrizionista, che a seconda del soggetto decide anche prebiotici e altri ingredienti da integrare (es.: psyllium, oligosaccaridi, polidestrosio, inulina, beta-glucani, butirrato, acidi grassi, colestiramina, vitamina B12, vitamina D, ecc.).

                  2. Trapianto di microbiota fecale (FMTFecal Microbial Transplant) e/o probiotici: nei cani che non rispondono alla terapia dietetica, o che rispondono solo parzialmente e temporaneamente, il trapianto di microbiota fecale è una terapia promettente. Il trasferimento di un ecosistema di microrganismi completo ed equilibrato proveniente da un cane sano permette di integrare il microbiota disbiotico del cane enteropatico. Il trapianto modifica la composizione del microbiota presente nel tubo digerente e di conseguenza anche le sostanze prodotte, con importanti azioni sul sistema immunitario dell'organismo, sulla funzionalità della barriera intestinale e sul controllo di batteri patogeni.

                  3. I probiotici, a seconda del tipo scelto, interagiscono con il microbiota con meccanismi analoghi, ma solo fin tanto che vengono somministrati, poiché non rimangono nell'animale dopo la fine della terapia. Se la disbiosi è lieve e la dieta adeguata, i probiotici spingono la composizione del microbiota verso uno stato di normalità.

                    Gli antibiotici non sono più tra le prime opzioni per la cura delle enteropatie croniche, in quanto la risposta è in genere temporanea e sempre causa di disbiosi. La terapia può essere temporaneamente efficace perché l'antibiotico abbassa la carica batterica totale. Tuttavia non agisce in modo selettivo su una unica specie batterica che si desidera colpire, bensì su molti batteri, anche benefici. Successivamente ricrescono solo i microrganismi più forti. In tal modo si ha una perdita della varietà di specie che compongono il microbiota, con conseguente perdita della sua funzionalità.

                5.  Endoscopia, biopsia ed esame istologico: tranne alcuni rari casi, questi esami si consigliano in genere dopo esclusione di parassiti e dopo aver effettuato i trial terapeutici sopra descritti. L'endoscopia consiste nell'inserimento di una sonda nello stomaco e/o nell'intestino per visionarne alcuni tratti. In questo modo è anche possibile prelevare dei pezzi di tessuto (biopsia) e preparare il campione per osservarlo al microscopio (istologia). L'esame istologico può mostrare la presenza di cellule infiammatorie di vario tipo (linfociti, granulociti neutrofili, eosinofili, ...) che infarciscono la parete intestinale, con conseguenti alterazioni della sua struttura. La presenza di infiltrato infiammatorio all'esame istologico, dopo aver escluso tutte le altre possibili cause di enteropatia cronica, serve per confermare la diagnosi di IBD. In questi casi, in aggiunta alle terapie precedenti si valuta l'utilizzo di farmaci antinfiammatori o immunosoppressori. 

                Federica Andreatta

                Medico Veterinario. Mi sono laureata all’Università di Padova in Scienze e Tecnologie Animali e successivamente in Medicina Veterinaria. Nel 2018 ho lavorato a un progetto di ricerca presso l’Università del Missouri (Columbia, MO, USA) dove ho studiato il ruolo del microbiota intestinale e di fattori genetici nell’influenzare lo sviluppo di neoplasie intestinali. Nel 2022 ho completato il Master in Nutrizione Clinica del Cane e del Gatto presso l'Università di Teramo. Sono informatore scientifico e consulente veterinario. Collaboro con EuBiome allo sviluppo del Progetto Pet FMT sia dal punto di vista medico che della comunicazione.

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